Cassazione 6 novembre 2013 (sindacato del Tribunale sulla fattibilità del concordato)

 

 

Cassazione civile, sez. I 06 novembre 2013, n. 24970 – Pres. Rordorf – Est. De Chiara.

Concordato preventivo – Giudizio di omologazione – Sindacato del giudice sulla fattibilità economica – Limiti – Sindacato esteso a rilievi di carattere valutativo e prognostico – Esclusione.

Privilegio speciale ex art. 2758 comma 1 c.c. – Interpretazione estensiva – Esclusione – Applicabilità al contributo ambientale Conai – Esclusione.

Concordato preventivo – Credito privilegiato ex art. 2758 comma 2 c.c. – Pagamento integrale – Necessità, salvo espresso patto concordatario – Inesistenza nel patrimonio del debitore del bene gravato – Irrilevanza.

Dichiarazione di fallimento – Reclamo ex art. 18 l. fall. – Carattere devolutivo pieno.

Concordato preventivo – Opposizione all’omologazione – Legittimazione di qualunque interessato – Nozione – Legittimazione dei creditori non dissenzienti – Sussistenza.

In sede di giudizio di omologazione del concordato preventivo, il sindacato del giudice è limitato alla verifica della sussistenza o meno di un’assoluta e manifesta non attitudine del piano di concordato a raggiungere gli obiettivi prefissati. Pertanto il sindacato del giudice non si estende alla fattibilità economica quando la sua analisi comporti rilievi di carattere prognostico, per loro natura opinabili e suscettibili di errore. È dunque di esclusiva competenza dei creditori la valutazione circa la probabilità che si realizzino o meno eventi determinanti per il successo del piano di soluzione della crisi.

Non ha natura privilegiata il contributo ambientale dovuto al Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi), essendo l’art. 2578 comma 1 c.c. norma di stretta interpretazione, e non rientrandovi le prestazioni dovute a soggetti privati, ancorché in forza di legge, che non siano inoltre riconducibili alla nozione di tributi indiretti.


Salvo che sia diversamente previsto come espresso patto di concordato, consentito dall’art. 160 comma 2 l. fall., il creditore privilegiato ha diritto all’integrale soddisfazione anche qualora il bene gravato dal privilegio non sia presente nel patrimonio del debitore (fattispecie relativa al credito privilegiato per la rivalsa IVA ex art. 2758 comma 2 c.c.).


Il reclamo ex art 18 l. fall. ha carattere devolutivo pieno e non trovano dunque applicazione i limiti previsti dagli artt. 342 e 345 c.p.c. per l’appello, con la conseguenza che è possibile, in tale sede, per il creditore, introdurre questioni nuove, non già proposte con l’atto di opposizione all’omologazione.

 


Ai sensi dell’art. 180 comma 2 la legittimazione a proporre opposizione all’omologazione del concordato preventivo spetta  a qualunque interessato, locuzione riferibile non soltanto a soggetti diversi dai creditori, ma anche a creditori non dissenzienti come coloro che non abbiano votato favorevolmente alla proposta per non aver preso parte all’adunanza fissata per il voto, o perché non convocati o perché non ammessi al voto o, infine, perché astenuti: tali soggetti, infatti, prospettano l’interesse diretto e attuale al giudizio per contrastare l’omologazione, in riferimento al trattamento loro riservato.

 

Corte di Cassazione Sezione 1 Civile

Sentenza del 6 novembre 2013, n. 24970

 

Presidente Sezione: RORDORF Renato Relatore: DE CHIARA Carlo

Attore: FALLIMENTO __________________________________ S.P.A.

Convenuto: __________________________________ S.P.A. IN CONCORDATO PREVENTIVO Pubbl. Ministero: FIMIANI Pasquale

 

FALLIMENTO E PROCEDURE CONCORSUALI – DICHIARAZIONE DI FALLIMENTO

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE

 

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. RORDORF Renato – Presidente

Dott. CECCHERINI Aldo – Consigliere

Dott. DI VIRGILIO Rosa Maria – Consigliere

Dott. CRISTIANO Magda – Consigliere Dott. DE CHIARA Carlo – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

 

SENTENZA

 

sul ricorso n. (18248/2012 R.G.) proposto da: FALLIMENTO (OMISSIS) S.P.A., in persona del Curatore Dott.ssa (OMISSIS), rappresentato e difeso, per procura speciale in calce al ricorso, dagli avv.ti prof. (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS)) e prof. (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS)) ed elett. te dom.to presso lo studio di quest’ultima in (OMISSIS); – ricorrente

 

contro

 

(OMISSIS) S.P.A. IN CONCORDATO PREVENTIVO; (OMISSIS); – intimati

 

e sul ricorso proposto da:

 

(OMISSIS) S.P.A. IN CONCORDATO PREVENTIVO (C.F. (OMISSIS), in persona dell’amministratore unico Dott. (OMISSIS), rappresentata e difesa, per procura speciale in calce al controricorso, dall’avv. prof. (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS)), dall’avv. prof. (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS), dall’avv. (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS) e dall’avv. prof. (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS) ed elett. te dom.ta presso lo studio di quest’ultimo in (OMISSIS); – controricorrente e ricorrente incidentale

 

 

contro

 

FALLIMENTO (OMISSIS) S.P.A., come sopra rappresentato difeso e domiciliato; – controricorrente a ricorso incidentale

 

e contro

 

(OMISSIS); – intimato – sul ricorso proposto da: (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS), in persona del direttore generale Dott. (OMISSIS), rappresentato e difeso, per procura speciale a margine del controricorso, dall’avv. prof. (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS) ed elett. te dom.to presso lo studio del medesimo in (OMISSIS); – controricorrente e ricorrente incidentale

 

contro

 

 (OMISSIS) S.P.A. IN CONCORDATO PREVENTIVO; FALLIMENTO (OMISSIS) S.P.A.; – intimati – sul ricorso (n. 18272/2012 R.G.) proposto da:

(OMISSIS) (C.F. (OMISSIS), in persona del direttore generale Dott. (OMISSIS), rappresentato e difeso, per procura speciale a margine del ricorso, dall’avv. prof. (OMISSIS) (C.F. (OMISSIS) ed elett. te dom.to presso lo studio del medesimo in (OMISSIS); – ricorrente

 

(OMISSIS) S.P.A. IN CONCORDATO PREVENTIVO; FALLIMENTO (OMISSIS) S.P.A.; – intimati

 

e sul ricorso proposto da:

 

(OMISSIS) S.P.A. IN CONCORDATO PREVENTIVO, come sopra rappresentato difeso e domiciliato; – controricorrente e ricorrente incidentale – contro (OMISSIS), come sopra rappresentato difeso e domiciliato; – controricorrente al ricorso incidentale – e contro FALLIMENTO (OMISSIS) S.P.A.; – intimato

 

avverso la sentenza della Corte d’appello di Firenze n. 820/2012 depositata il 14 giugno 2012; udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 17 luglio 2013 dal Consigliere Dott. Carlo DE CHIARA; udito per il Fallimento (OMISSIS) s.p.a. gli avv.ti (OMISSIS) e (OMISSIS); udito per la (OMISSIS) s.p.a. in concordato preventivo l’avv. (OMISSIS); udito per il (OMISSIS) l’avv. (OMISSIS); udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. FIMIANI Pasquale, che ha concluso per l’accoglimento del primo e del secondo motivo del ricorso del Fallimento (OMISSIS), assorbito il terzo motivo; l’accoglimento del quarto e del sesto motivo del ricorso incidentale del (OMISSIS), l’infondatezza del primo e del secondo motivo, l’assorbimento del terzo e l’inammissibilità del quinto motivo; l’inammissibilità dei ricorsi incidentali della (OMISSIS).

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

 

Il Tribunale di Lucca negò l’omologazione del concordato preventivo con continuità aziendale proposto il 31 marzo 2011 dalla (OMISSIS) s.p.a., osservando: che il credito per contributi di euro 6.942.040,00, più interessi di euro 1.047.825,90, vantato dal (OMISSIS), considerato chirografario dalla debitrice, godeva invece del privilegio di cui all’articolo 2758 c.c., comma 1, invocato dal creditore, oppostosi all’omologazione; sicché mancava la provvista necessaria per il suo soddisfacimento; che comunque andava rilevata d’ufficio, pur non avendo l’opponente sollevato la relativa questione, la non fattibilità del concordato stesso, poiché il commissario giudiziale aveva evidenziato, nel suo parere finale ai sensi della L.F., articolo 180, comma 2, la mancanza di impegni cogenti da parte delle banche quanto all’apporto di nuova finanza dopo l’omologazione; un deficit patrimoniale di oltre 850.000 euro registrato nei primi dieci mesi del 2011, con conseguente totale perdita del capitale in itinere; la mancanza di garanzie circa le previste dismissioni di due immobili; la mancanza di copertura del fabbisogno concordatario nel quinquennio 2011-2015 mediante le risorse previste nel piano.

Con separata sentenza il Tribunale dichiarò quindi il fallimento della società.

Il reclamo proposto da quest’ultima avverso entrambi i provvedimenti è stato accolto dalla Corte d’appello di Firenze, la quale ha revocato la dichiarazione di fallimento osservando: che al credito per contributi del (OMISSIS), soggetto di diritto privato, non poteva essere riconosciuto il privilegio speciale di cui all’articolo 2758 c.c., comma 1, non trattandosi di tributi indiretti ed essendo comunque l’invocato privilegio privo di oggetto, dato che un produttore di imballaggi, come la (OMISSIS), per definizione si disfa dei beni su cui dovrebbe gravare il privilegio con l’atto di immissione in commercio dei medesimi costituente il presupposto contributivo; che neppure poteva riconoscersi al (OMISSIS) il privilegio speciale di cui all’articolo 2758 c.c., comma 2, quanto al credito di rivalsa IVA sui predetti contributi, sia perché la relativa richiesta non era stata formulata con l’atto di opposizione, sia per l’incapienza del privilegio per le stesse ragioni indicate a proposito del privilegio speciale di cui all’articolo 2758 c.c., comma 1; che la pretesa del (OMISSIS) di essere inserito nella classe dei creditori chirografari strategici, ossia “essenziali per la realizzazione del piano” (dei quali era prevista la soddisfazione in percentuale maggiore degli altri) era inammissibile non avendo il creditore votato sulla proposta concordataria e non potendo, dunque, essere considerato dissenziente; che la contestazione della convenienza del concordato, da parte del medesimo creditore opponente, era meramente astratta e teorica; che il Tribunale aveva errato nel sindacare la fattibilità del concordato, valutazione non consentita al giudice essendo riservata ai soli creditori, nella specie compiutamente informati e dunque consapevoli di ogni possibile criticità dell’attuazione del concordato; che non sussisteva alcun deficit di consapevolezza da parte del ceto creditorio al momento della votazione, posto che gli elementi evidenziati dal commissario nel suo parere finale altro non erano che una riconsiderazione delle criticità già riferite in precedenza ai creditori, in particolare evidenziando l’aumento dell’entità dello sbilancio fra attività e fabbisogno concordatario.

Il curatore del fallimento ha proposto ricorso per cassazione con tre motivi di censura.

Un ulteriore ricorso, con sei motivi, è stato proposto dal (OMISSIS), il quale ha anche presentato, sul ricorso del curatore, controricorso contenente ricorso incidentale per cinque motivi (riproducenti i primi cinque motivi del suo precedente ricorso).

La (OMISSIS) ha resistito al ricorso del curatore con controricorso contenente anche ricorso incidentale condizionato per un motivo, cui il curatore ha a sua volta resistito con controricorso; la medesima società ha altresì resistito al primo ricorso presentato dal (OMISSIS) con controricorso contenente anche ricorso incidentale condizionato per un motivo, cui il (OMISSIS) ha resistito con controricorso. Tutte le parti hanno anche presentato memoria.

MOTIVI DELLA DECISIONE

 

  1. - I ricorsi iscritti ai nn. 18248/2012 R.G. e 18272/2012 R.G., con i rispettivi ricorsi incidentali, tutti rivolti avverso la medesima sentenza, vanno previamente riuniti ai sensi dell’articolo 335 c.p.c.

 

  1. - Va inoltre dichiarata l’inammissibilità del ricorso incidentale del (OMISSIS), proposto dopo la proposizione di ricorso autonomo da parte del medesimo ricorrente e dunque inammissibile per l’intervenuta consumazione del diritto d’impugnazione (tra le più recenti, Cass. 2568/2012, 27898/2011, 1825/2007, 5207/2005, la prima e l’ultima rese a sezioni unite). Va altresì accolta l’eccezione, formulata dalla (OMISSIS) nella memoria, d’inammissibilità del controricorso del (OMISSIS) al ricorso incidentale proposto dalla (OMISSIS) medesima nel controricorso sul ricorso autonomo del consorzio. L’atto, invero, risulta notificato soltanto il 25 ottobre 2012, dunque oltre il doppio termine di venti giorni (articolo 370 c.p.c., comma 1) dalla notifica del ricorso incidentale, avvenuta il 3 agosto 2012, considerato che ai procedimenti di impugnazione di sentenza dichiarativa di fallimento, come quello di cui trattasi, non si applica la sospensione feriale dei termini (Legge 7 ottobre 1969, n. 742, articolo 3 e Regio Decreto 30 gennaio 1941, n. 12, articolo 92).

 

 

  1. - Il ricorso (principale) della curatela si articola, come detto, in tre motivi. I primi due, tra loro connessi, possono essere trattati congiuntamente.

Con il primo motivo, denunciando violazione della L.F., articolo 180, commi 1, 2 e 4 e L.F., 173, u.c., si censura la sentenza impugnata nella parte in cui nega la sussistenza del potere del tribunale di rilevare d’ufficio, in sede di omologazione, il difetto di fattibilità del piano concordatario.

Con il secondo, denunciando violazione della L.F., articolo 173, u.c. e L.F., articolo 182, comma 2, si critica, a dichiarato completamento della censura precedente, l’omessa considerazione, da parte della Corte d’appello, dei rilievi negativi in punto di fattibilità formulati dal commissario giudiziale nelle relazioni depositate nel corso del procedimento. La medesima questione del potere di valutazione della fattibilità del concordato spettante d’ufficio al tribunale in sede di omologazione viene proposta anche con il sesto motivo del ricorso autonomo del (OMISSIS), che dunque va esaminato assieme alle censure della curatela appena richiamate. 3.1. – I motivi di cui si tratta sono infondati. Sulla questione della rilevabilità d’ufficio del difetto di fattibilità del piano concordatario si sono pronunciate, in epoca posteriore al deposito dei ricorsi ora in esame, le Sezioni Unite di questa Corte con la sentenza n. 1521 del 2013, sicché la successiva discussione tra le parti – che non contestano le enunciazioni delle Sezioni Unite si è spostata sull’applicazione di tali enunciazioni al caso di specie.

 

Le Sezioni Unite premettono che anche la fattibilità, intesa come prognosi di concreta realizzabilità del piano concordatario, è presupposto di ammissibilità del concordato, sul quale il giudice deve pronunciarsi esercitando un sindacato che non è “di secondo grado”, non si esercita, cioè, sulla sola completezza e congruità logica dell’attestazione del professionista di cui alla L.F., articolo 161, comma 3, ma consiste nella verifica diretta del presupposto stesso; distinguono, quindi, tra fattibilità giuridica, intesa come non incompatibilità del piano con norme inderogabili, e fattibilità economica, intesa come realizzabilità nei fatti del medesimo.

Il sindacato del giudice sulla fattibilità giuridica non ha particolari limiti; la fattibilità economica, invece, è intrisa di valutazioni prognostiche fisiologicamente opinabili e comportanti un margine di errore, nel che è insito anche un margine di rischio, del quale è ragionevole siano arbitri i soli creditori, in coerenza con l’impianto generale prevalentemente contrattualistico dell’istituto del concordato; di conseguenza le Sezioni Unite, con riferimento alla fattibilità economica, individuano un solo profilo su cui si esercita il sindacato officioso dal giudice (fermo, ovviamente, il controllo della completezza e correttezza dei dati informativi forniti dal debitore ai creditori, con la proposta di concordato e i documenti allegati, ai fini della consapevole espressione del loro voto): quello della verifica della sussistenza o meno di una assoluta, manifesta non attitudine del piano presentato dal debitore a raggiungere gli obbiettivi prefissati, ossia a realizzare la causa concreta del concordato, individuabile caso per caso in riferimento alle specifiche modalità indicate dal proponente per superare la crisi mediante una sia pur minimale soddisfazione dei creditori chirografari in un tempo ragionevole (causa in astratto).

Di fronte alla manifesta irrealizzabilità del piano, invero, non c’è da effettuare valutazioni o da assumere rischi di sorta. Ed è appunto sul carattere manifesto della non fattibilità economica del piano proposto dalla (OMISSIS), secondo i rilievi del commissario giudiziale, che fanno leva i ricorrenti per censurare la decisione della Corte d’appello che ha negato al Tribunale il relativo potere di sindacato officioso. Sennonché la tesi dei ricorrenti non è confermata dall’esame di quei rilievi.

Essi si sostanziano, infatti, come si è riferito in narrativa, a) nella mancanza di impegni cogenti da parte delle banche per l’apporto di nuova finanza dopo l’omologazione; b) nel deficit patrimoniale di oltre 850.000 euro registrato nei primi dieci mesi del 2011, con conseguente totale perdita del capitale in itinere; c) nella mancanza di garanzie circa le previste dismissioni di due immobili; d) nella mancanza di copertura del fabbisogno concordatario nel quinquennio 2011-2015 mediante le risorse previste nel piano. Il carattere valutativo dei rilievi sub a) e c) è evidente, non comportando la mancanza di impegni cogenti, di cui al primo, o la mancanza di garanzie, di cui al secondo, necessariamente l’esclusione in futuro, rispettivamente, dell’apporto della nuova finanza o della vendita degli immobili al prezzo sperato; ma è ugualmente chiaro anche quanto ai rilievi sub b) e d), che si sostanziano in definitiva nella prognosi, benché argomentata, di un andamento negativo della futura attività della (OMISSIS).

 

  1. - Con il terzo motivo del ricorso del curatore si sostiene, denunciando violazione della L.F., articolo 180, commi 1 e 2 e vizio di motivazione, che in ogni caso, contrariamente a quanto affermato dalla Corte d’appello, vi sarebbe stato un rilevante difetto d’informazione dei creditori prima del voto, in quanto nel motivato parere espresso dal commissario nel giudizio di omologazione erano contenute indicazioni nuove e più gravi rispetto a quelle già le espresse nella precedente relazione.

 

4.1.                       – Il motivo e’ inammissibile. La Corte d’appello ha esaminato tale rilievo e l’ha disatteso escludendo la sussistenza del difetto d’informazione al momento della votazione, in quanto gli elementi evidenziati dal commissario nel suo parere finale (corrispondenti a quelli, sopra indicati, in base ai quali il Tribunale aveva negato la fattibilità del concordato) erano soltanto una riconsiderazione, aggravata, delle criticità già riferite ai creditori. A fronte di questa statuizione – in fatto – di sostanziale trascurabilità del novum riferito dal commissario nel suo parere finale, sarebbe stato necessario articolare (ove ne fossero esistiti i presupposti) una più compiuta censura di vizio di motivazione.

 

  1. - Con il primo motivo del ricorso (autonomo) del (OMISSIS) si censura, per violazione dell’articolo 2758 c.c., comma 1, la negazione del privilegio ivi previsto al credito del ricorrente per contributi non versati dalla debitrice.

 

5.1. – Il motivo è infondato. L’articolo 2758, comma 1, cit., prevede un privilegio speciale mobiliare per il credito dello Stato per tributi indiretti. La Corte d’appello ha quindi motivato la propria decisione osservando che il contributo ambientale (OMISSIS), invece, non è dovuto allo Stato, né configura un tributo indiretto. La differenza, infatti, fra tributi diretti e indiretti consiste in ciò, che i primi colpiscono direttamente il reddito o il patrimonio del contribuente, i secondi colpiscono atti giuridici o materiali quali manifestazioni indirette o mediate di capacità contributiva. Invece il contributo (OMISSIS), legato alla produzione di imballaggi e parametrato alla quantità, al peso e alla tipologia del materiale di cui essi sono costituiti (Decreto Legislativo 30 aprile 2006, n. 152, articolo 224, comma 3, lettera h), non è il segno indiretto di una capacità reddituale, bensì il segno diretto della immissione nell’ambiente di rifiuti di un certo tipo. Il ricorrente non contesta la definizione dei tributi indiretti data dalla Corte d’appello, ma osserva che anche l’immissione di imballaggi sul mercato nazionale è indice mediato di capacità contributiva, nonostante la parametrazione del contributo alla quantità, peso e tipologia dei materiali impiegati: analoga parametrazione “alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie…” è infatti presente nella “tariffa integrata ambientale” (o “TIA 2″, introdotta dal Decreto Legislativo n. 152 del 2006, articolo 238, che ha sostituito la “tariffa d’igiene ambientale”, o “TIA 1″, di cui al previgente Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, articolo 49), costituente “il corrispettivo per lo svolgimento del servizio di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti solidi urbani” (Decreto Legislativo n. 152 del 2006, articolo 238, comma 1), alla quale pure è riconosciuta (sia nella prima che nella seconda versione) natura tributaria. Insiste, quindi, sulla natura “paratributaria” del contributo (OMISSIS) e sul carattere pubblico della funzione esercitata dal consorzio quale organo indiretto della pubblica amministrazione nello svolgimento del pubblico servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, invocando perciò l’applicazione estensiva o anche analogica della norma che prevede il privilegio. Può rispondersi che non giova al ricorrente l’analogia con la richiamata “tariffa”, dato che essa infatti non è un tributo indiretto, bensì una “tassa di scopo” e il privilegio che le compete è quello riconosciuto dall’articolo 2752 c.c., u.c., ai tributi degli enti locali (da ult. Cass. 2320/2012). E poiché esclusivamente la qualifica di tributo indiretto rileva agli effetti dell’invocato articolo 2758 c.c., comma 1, l’esclusione di essa, correttamente argomentata dalla Corte d’appello, rende superfluo interrogarsi sulla natura “paratributaria” o meno del contributo (OMISSIS); tanto più che l’articolo 2758, comma 1, cit., assicura il privilegio esclusivamente allo Stato e non certo a soggetti privati, qual è pacificamente il (OMISSIS). Né infine, può esservi spazio per una interpretazione estensiva o analogica della norma codicistica, considerati i chiari limiti lessicali della stessa e la mancanza di identità di ratio tra le due fattispecie che si vorrebbe disciplinare uniformemente. Il rigetto del motivo sotto il profilo esaminato assorbe la questione, pure sollevata dal ricorrente, della rilevanza della capienza o meno del privilegio in relazione al suo oggetto (gli imballaggi, dei quali in ipotesi il produttore si disfa, alienandoli, col porre in essere il presupposto per l’applicazione del contributo), sulla quale la Corte d’appello ha basato una seconda, autonoma ratto di rigetto della richiesta del privilegio stesso. 6. – Tale questione resta tuttavia rilevante con riferimento alla analoga ratio a base del rigetto della

domanda subordinata di riconoscimento del privilegio sul credito di rivalsa IVA, ai sensi dell’articolo 2758 c.c., comma 2, ratio contestata dal (OMISSIS) con il secondo motivo di ricorso. Con il quale il ricorrente, denunciando violazione della predetta norma, sostiene che l’eventuale incapienza non rileva agli effetti del riconoscimento del privilegio in favore del creditore concordatario.

 

6.1. – Il motivo e’ fondato. Questa Corte, con la recente sentenza n. 12064 del 2013, ha già accolto tale tesi con riferimento alla disciplina del concordato preventivo anteriore alla modifica della L.F., articolo 160, introdotta dal Decreto Legislativo 12 settembre 2007, n. 169, affermando che in quel contesto normativo, caratterizzato dalla inapplicabilità al concordato preventivo della L.F., articolo 54 (non richiamato dall’articolo 169) e dalla condizione essenziale e indefettibile dell’integrale pagamento dei creditori privilegiati, la mancanza nel compendio patrimoniale del debitore del bene gravato da privilegio non impedisce, a differenza che nel fallimento, l’esercizio del privilegio stesso, con la conseguenza che il credito va soddisfatto integralmente (e, correlativamente, il orditore non e’ ammesso al voto sulla proposta di concordato). Ciò in considerazione della particolarità del privilegio di essere una qualità del credito riconosciuta dall’ordinamento in ragione della sua causa.

E’ ben vero, peraltro, che la coeva Cass. 8683/2013 sembra accogliere la tesi opposta; in realtà, però, essa non affronta ex professo la questione, poiché detta tesi era data per scontata già nella sentenza impugnata e fra le parti, le quali discutevano soltanto della sussistenza o meno della prova della presenza dei beni oggetto del privilegio speciale nel patrimonio del debitore concordatario. Ad avviso del Collegio l’orientamento espresso nella sentenza 12064/2013 (e seguito anche nella sentenza resa nella camera di consiglio del 25 settembre 2013 sui ricorsi nn. 4648 e 8688 del 2007) resta valido anche per il concordato preventivo come riformato dal Decreto Legislativo n. 169 del 2007, che ha introdotto la facoltà per il proponente di limitare la soddisfazione dei creditori privilegiati alla sola parte del loro credito che troverebbe capienza nell’ipotesi di liquidazione del bene gravato (L.F., articolo 160, comma 3 riformato). Tale limitazione, invero, e’ configurata dalla legge come l’effetto di un patto concordatario; dunque in mancanza di una proposta che dia luogo a un tale patto – come nel caso che ci occupa – non può che farsi applicazione della regola generale.

 

7. – Con il terzo motivo si censura poi, denunciando violazione della L.F., articoli 183 e 18, l’ulteriore, autonoma ratio della esclusione, da parte della Corte d’appello, del privilegio del credito di rivalsa IVA, ossia l’asserita tardività della relativa questione, posta dal creditore, in violazione dell’articolo 345 c.p.c., soltanto in sede di reclamo e non già in precedenza con l’atto di opposizione all’omologazione.

 

7.1. – Anche tale motivo è fondato, alla stregua della giurisprudenza di questa Corte, secondo la quale il reclamo, ai sensi della L.F., articolo 18, avverso la sentenza dichiarativa del fallimento ha carattere devolutivo pieno, onde non trovano ad esso applicazione i limiti previsti dagli articoli 342 e 345 c.p.c., per l’appello (Cass. 9174/2012, 8227/2012, 5257/2012, 22546/2010).

 

8. – Con il quarto motivo si censura, denunciando violazione della L.F., articolo 180 e vizio di motivazione, la statuizione d’inammissibilità della pretesa del ricorrente di essere inserito, al pari di altri, nella classe dei creditori chirografari strategici, giustificata dalla Corte d’appello con l’incomprensibile rilievo che, non avendo il (OMISSIS) votato sulla proposta di concordato, non poteva “essere considerato creditore dissenziente e come tale legittimato ad una opposizione motivata sulla base di una errata inclusione in una classe chirografaria invece che in un’altra classe chirografaria”.

 

8.1. – Il motivo è fondato. Condivisa, invero, la valutazione d’incomprensibilità della motivazione della statuizione censurata, va ribadito che legittimato all’opposizione è anche “qualunque interessato” (L.F., articolo 180, comma 2), locuzione riferibile non soltanto a soggetti diversi dai creditori, ma anche a creditori non dissenzienti come coloro che non abbiano votato favorevolmente alla proposta per non aver preso parte all’adunanza fissata per il voto, o perché  non convocati o perché non ammessi al voto o, infine, perché astenuti: tali soggetti, infatti, prospettano l’interesse diretto e attuale al giudizio per contrastare l’omologazione, in riferimento al trattamento loro riservato, al di là e in aggiunta a chiunque altro, a qualunque titolo, abbia interesse ad opporsi all’omologazione (Cass. nn. 13284 e 13285 del 2012).

 

9. – Con il quinto motivo del ricorso (OMISSIS) si censura, infine, per violazione della L.F., articolo 146, comma 2, la statuizione con cui e’ stata disattesa la ragione di opposizione costituita dal difetto di convenienza del concordato, osservando che in caso di fallimento si sarebbe potuto esercitare azione di responsabilità nei confronti degli organi della società debitrice che avevano prelevato dai clienti e indebitamente omesso di versare al (OMISSIS) il contributo ambientale previsto dalla legge.

 

9.1. – Il motivo è inammissibile. La Corte d’appello ha motivato la propria statuizione sul rilevo del carattere meramente astratto e teorico della prospettazione, da parte del (OMISSIS), della maggior convenienza del fallimento rispetto al concordato, atteso che, nella dichiarata prospettiva di un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori proponibile nel caso di fallimento, l’unico fatto concreto indicato a fondamento della stessa – ossia l’asserita riscossione del contributo (OMISSIS) senza il successivo versamento al consorzio – non configurava un danno risarcibile nei confronti della società. Il ricorrente replica che il danno era costituito dal maturare di interessi sulle somme indebitamente non versate al consorzio, nonché i possibili pregiudizi non patrimoniali in termini di perdita di reputazione. Sennonché una siffatta replica si risolve, piuttosto che nella dichiarata censura di violazione di legge, in una vera e propria critica di merito che rimanda all’accertamento di fatti (quali, ad esempio, l’eventuale eccedenza degli interessi passivi rispetto ai vantaggi dell’autofinanziamento, o la effettività del danno reputazionale) non consentito in sede di legittimità.

 

10. – I due ricorsi incidentali della (OMISSIS), condizionati all’accoglimento, rispettivamente, del ricorso del curatore fallimentare e del sesto motivo del ricorso autonomo del (OMISSIS), sono assorbiti a causa del rigetto delle censure di cui ai corrispondenti ricorsi principali.

 

11. – In conclusione la sentenza impugnata va cassata in relazione alle censure accolte, con rinvio al giudice indicato in dispositivo, il quale si atterrà al principio di diritto sopra enunciato al par. 6.1 e provvederà sulla ragione di opposizione di cui al par. 8, nonché sulle spese del giudizio di legittimità.

P.Q.M.

 

La Corte, riuniti i ricorsi, rigetta il ricorso principale della curatela fallimentare e dichiara inammissibile il corrispondente ricorso incidentale del (OMISSIS); accoglie il secondo, il terzo e il quarto motivo del ricorso autonomo di quest’ultimo, ne rigetta il primo e il sesto motivo e ne dichiara inammissibile il quinto; dichiara assorbiti i ricorsi incidentali della (OMISSIS) s.p.a.; cassa la sentenza impugnata e rinvia, anche per le spese, alla Corte d’appello di Firenze in diversa composizione.

 

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del 17 luglio 2013.

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